top of page

Ufologia e giornalismo investigativo - I casi Parisi e Favro

Aggiornamento: 9 lug

Ufo


Fabrizio Salmoni

di Fabrizio Salmoni


In un campo così ampio, ambiguo e complesso come l’ufologia e in scarsità di riferimenti nell’informazione mainstream, al ricercatore indipendente non resta che affidarsi al proprio intuito e al proprio metodo per seguire e verificare piste che mostrino elementi interessanti e possibilmente significativi.

Il metodo che mi sono dato finora mi ha portato sulla soglia della comprensione di casi più o meno complessi, più o meno clamorosi che necessiterebbero di indagini giudiziarie di verifica delle ipotesi conclusive (interrogazione di testimoni e presunti protagonisti dei casi in oggetto) o quanto meno di attenzione giudiziaria a ipotesi alternative che “non si prendono in considerazione” a priori. Per un investigatore indipendente, la pista si ferma in quella fase a meno di non aver copertura di spese e un accredito ufficiale che lo protegga al meno in parte, da quelli che a suo tempo Cossiga, a proposito del caso Ustica, definì “incidenti” per i "ficcanaso” che abbiano "una passione mal spesa" perchè "qualche incidente in macchina può sempre capitare" (La Stampa, 29.1.2013).


Ufologia e giornalismo investigativo


Umberto Telarico
Umberto Telarico

Un caso tra i più indicativi è il rapporto del giornalista napoletano Umberto Telarico su Ustica che l’autore afferma di aver consegnato al giudice Rosario Priore in data 20.9.1990, ore 15 presso l'Ufficio della Prima Sez. Stralcio del Tribunale di Roma, via Triboniano 3, presenti Giorgio Bongiovanni (giornalista), cancelliera Silvana Renzi, assistente giudice Loredana Di Meo, M.llo dei CC Maurizio Rinaldi e in presenza del proprio legale ma che fu apparentemente ignorato, forse perché ritenuto troppo destabilizzante.


Al ricercatore o giornalista che si occupa di ufologia non resta che affidarsi a un metodo che potrei sintetizzare in tre voci:

1.     Preparazione sulla documentazione più ampia possibile per acquisire modelli di riferimento su cui basare la propria ricerca; una raccolta di dossier (analogici, cartacei, digitali) che consentano progressivamente di focalizzare sempre più in dettaglio singoli eventi.

2.     Fonti. Non è possibile esimersi dalle fonti in lingua inglese: in Italia le fonti di informazione in campo ufologico sono minime e non sempre affidabili. Paradossalmente ho sempre trovato utile la comparazione tra i servizi di giornali locali su singoli eventi: i report locali offrono sovente dettagli diversi o aggiuntivi preziosi per farsi un quadro più preciso dei fatti.

Altrettanto importanti sono le fonti orali che permettono l’afflusso di testimonianze, segnalazioni e indiscrezioni da provenienze multiple.

3.     Analogie che permettano di unire punti apparentemente poco o niente significativi se dispersi nel mare della cronaca e ignorati più o meno consapevolmente dal mainstream. Cogliere tali analogie è fondamentale per farsi un quadro “logico” più ampio che non dalla singola fonte.


Il combinato di queste voci di metodo mi ha permesso per esempio di individuare uno schema lineare di eventi lungo la dorsale appenninica comprendente Toscana, Umbria e Lazio e aree più circoscritte interessate a una presenza frequente di fenomeni (in Piemonte, Val di Lanzo e l’adiacente Canavese, Val di Susa in misura minore rispetto al passato prossimo). Altri hanno aggiunto alla mia mappa la Valmalenco.


Ufo Valmalenco
Ovni in Valmalenco

Altre analogie mi portano a considerare che fenomeni di sospette abductions riguardano quasi esclusivamente soggetti come donne e/o bambini. E qui veniamo ai casi di cui al titolo di questo articolo con le deduzioni che suggeriscono.


Viviana Parisi

Tutti probabilmente ricordiamo il caso Viviana Parisi, quella donna di Venetico (Me) che il 3 agosto 2020, in preda a qualche ossessione (mistica?), se ne andò di casa in auto e senza cellulare con il proprio figlio Gioele di 4 anni, percorse un tratto dell’autostrada A20 in direzione Palermo, non si fermò dopo un piccolo incidente in galleria, dovuto probabilmente allo stato di eccitazione mentale in cui si trovava, dopo di che abbandonò l’auto in zona

Canneto di Caronia
litorale Caronia

Caronia  per inoltrarsi nei boschi circostanti con il figlio in braccio. Entrambi furono trovati morti dopo qualche giorno in zona impervia: lei ai piedi di un traliccio, il piccolo poco più distante. Gli accertamenti autoptici stabilirono che lei era morta per fratture diffuse per presunta “caduta dall’alto” (fanpage.it) quindi alcuni inquirenti sostennero che fosse caduta mentre si arrampicava sul traliccio col bambino in braccio, una tesi poco credibile anche perchè il traliccio era di quelli con lunghe traverse diagonali che rendevano quasi impossibile arrampicarvisi soprattutto con un bambino in braccio. Inoltre, secondo il perito, Viviana avrebbe dovuto avere i palmi delle mani ustionati: ad agosto, infatti, il traliccio è incandescente e sarebbe stato impossibile arrampicarsi senza scottarsi.  La caduta dall’alto e la distanza dal cadavere del bambino (circa 400 m) poteva giustificare a sua volta una caduta dall’alto in due fasi (prima uno e poi l’altra o viceversa). Testimonianze famigliari sostennero che Viviana da tempo soffriva di stato depressivo (Livesicilia.it), e si evidenziò che volesse proteggere il bambino da qualcosa o qualcuno (idem). Il marito dichiarò che” Diceva che la inseguivano macchine grosse. …  Che la seguivano, che la guardavano… Era fissata che le togliessero Gioele” (Adnkronos). “La cognata avrebbe voluto portarla da un esorcista” (Huffpost). Il tragitto che aveva compiuto uscendo dall’autostrada era incoerente, tipico di una persona “molto spaventata”.

Le conclusioni dell’inchiesta infine scartarono sia l’ipotesi di omicidio che quella di suicidio o incidente. Da allora tutto è rimasto inspiegato. “Come inspiegabili  erano i roghi che sedici

Incendi Canneto di Caronia
Abitazione in fiamme a Canneto di Caronia

anni fa…portarono alla ribalta questo paese (Caronia, NdA)…autocombustioni senza apparenti ragioni che fecero arrivare qui scienziati di mezzo mondo e pure ufologi” (La Stampa). Fenomeni che, com’è noto, furono oggetto delle clamorose conclusioni della Commissione d’inchiesta governativa nel 2007 che qualcuno fece pervenire, forse sottobanco, ai giornali: "Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre che potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un determinato campione territoriale scarsamente antropizzato”. Con tutto quello che ne seguì.

Flash forward al caso Favro del marzo 2024. La cronaca racconta della signora Mara Favro,

Mara Favro
Mara Favro

51 anni, madre di una bambina, temporaneamente impiegata presso una pizzeria di Chiomonte, sopra Susa, la quale terminato il suo turno a tarda notte dell’8 marzo 2024, si incammina a piedi verso Susa e scompare nel nulla nel tratto di 8 km tra Chiomonte e Gravere, un’area fittamente boscosa molto impervia di rovi e dirupi. Vengono indagati il titolare della pizzeria e il pizzaiolo che raccontano di averla vista salire su una Punto rossa che, individuata e analizzata, non presentò indizi della sua presenza. L’ ipotesi di suicidio fu presto scartata e quella di omicidio è rimasta in sospeso almeno fino al ritrovamento eventuale del cadavere e di alcuni vestiti. Dalle cronache non è chiaro dove fu trovato il cellulare, forse nei boschi, che conteneva ultimi messaggi incongruenti con la sua personalità: “canzoni, link di articoli di giornale”, prima di spegnersi. Il 27 febbraio di quest’anno vennero rinvenute ossa umane in un dirupo che furono attribuite alla donna ma in sede autoptica l’analisi non riesce a chiarire la causa del decesso. Ci sarebbe un’unica certezza: “Tutte le fratture osservate sono attribuibili a un grande traumatismo da precipitazione…e non si sono osservati segni riferibili ad armi bianche o da armi da fuoco” (La Stampa 17.6.2025). Rimane l’ipotesi di strangolamento ma le perplessità rimangono perché anche in quel caso, i pompieri ritengono che il luogo del ritrovamento sia “quasi impossibile da raggiungere. Per portare lì il cadavere di una donna alta un metro e settanta, di una sessantina di chili, una persona non basta. Ne servono almeno due, se non tre” perché “camminare in questa boscaglia nel buio più nero, richiede forza e una buona dimestichezza dei luoghi” (La Stampa, 9.3.2025).

Ad oggi dunque il caso è ancora aperto. Restano le analogie col caso Parisi: entrambe cadute dall’alto in zone impervie, non estranee a visitazioni “esterne”. E con diversi altri casi di sparizioni permanenti o temporanee di donne e/o bambini che continuo a tenere in dossier. Nei casi Parisi e Favro, finiti tragicamente, potrebbe profilarsi l’ipotesi di abduction andata male, forse per morte delle vittime (infarto, paura?) nel corso di una delle fasi dell’evento e conseguente “espulsione dall’alto”. 

Volendo quindi considerare l’ipotesi Non-Human, tutti gli eventi da me registrati suggeriscono qualche spunto di discussione:

1.     La quota di presenza di una o più NHI sul/nel nostro Paese. Avvistamenti e eventi come quelli qui descritti sembrano disegnare una presenza diffusa, concentrata in aree specifiche ma non sempre stabile, come fossero aree di acquisizione di risorse fino a esaurimento delle stesse.

2.     La qualità delle presenze e le sospette abductions sembrano suggerire l’attività di una pluralità di presenze, alcune “neutre” nei nostri confronti altre non amichevoli, almeno per i nostri standard. Gioverebbe “ripassare” le tesi di ricercatori come David Jacobs (“The Threath”), Edgar R. Fouchè e Brad Steiger (“The Chosen”), George Andrews (“Extraterrestri amici e ostili”) per bilanciare gli strumenti di analisi sull’argomento nella corretta complessità. Interessantissima in merito è la recente video conferenza disponibile su youtube sul tema, oggi ricorrente in ambiente di studi ufologici, “Psionics. Exploring the  Psi,

Richard Dolan
Richard Dolan

Plasma-orb, NHI connection” in cui, tra i vari interventi “positivi” e “favorevoli” se non “gioiosi” ad esplorare la possibile connessione tra consapevolezza e NHI, spicca il controcanto argomentato di Richard Dolan che mette in guardia da facili entusiasmi e pulsioni positive ricordando i tanti casi di incontri “spiacevoli”. Simili a quelli che ho qui raccontato.


Fabrizio Salmoni

留言


bottom of page