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La Fisica del futuro: Majorana e Pelizza una storia ai limiti dell'incredibile

Aggiornamento: 9 lug

Rolando Pelizza e Ettore Majorana

Alberto Negri
Alberto Negri

Spenti i riflettori sull'Evento del Millennio - "Majorana e Pelizza il Segreto Svelato", oggi ospitiamo con molto piacere l'articolo di Flavio Vanetti, giornalista, scrittore conferenziere vicino a Spazio Tesla.

Un articolo che sarebbe dovuto uscire (lasciatemelo dire) su un'importante testata giornalistica ma che per una serie di "strani busillis", rischiava di rimanere incagliato in qualche file della memeria di un pc.

Nel suo articolo Vanetti ripercorre con precisione e dovizia di particolari i passaggi focali che hanno caratterizzato la giornata congressuale del 7 giugno alla Sala degli Arazzi di Piacenza nei racconti e le testimonianze dei diretti interessati, un documento storico che vedrà la sua ampia diffusione per mezzo del libro di 1750 pagine scritto da Alfredo Ravelli edito da Print Service Editore ordinabile QUI e successivamente nella produzione congiunta Telecolor - Spazio Tesla delle nuove puntate del documentario "Majorana e Pelizza il Codice Perduto" in programmazione dal prossimo settembre

Ad integrazione dell'articolo, grazie alla gentile concessione di Alfredo Ravelli e del Gruppo Majorana-Pelizza, pubblichiamo di seguito una serie di documenti inediti di elevata caratura, proprio così com'è questa storia - ai limiti dell'incredibile...


La Fisica del futuro: Majorana e Pelizza una storia ai limiti dell'incredibile


Flavio Vanetti



di Flavio Vanetti


Premessa e istruzioni per l’uso. Per addentrarsi nei meandri infiniti di questa storia, presentata a Piacenza nel corso di un convegno organizzato da Spazio Tesla, occorre avere la mente libera da ogni pregiudizio e pronta ad accettare che si mettano in discussione concetti codificati e da sempre divulgati secondo precisi schemi.

Al termine di questo processo ciascuno sarà poi libero di trarre le proprie conclusioni. Come è ovvio e giusto che sia.

Bisogna poi non spaventarsi di fronte a un libro appena edito – titolo “Il segreto svelato”: era l’”ospite d’onore” dell’incontro nella città emiliana – e che l’autore, Alfredo Ravelli, ha limitato a…. 1700 pagine. E’ il contenitore, con testi, documenti, testimonianze anche di ricercatori e scienziati, perizie forensi, lettere autenticate, della vicenda terrena di suo cugino Rolando Pelizza, mancato nel 2022 all’età di 84 anni.

Di natali bresciani, Pelizza à l’uomo che sostiene di essere stato allievo di un Ettore Majorana - uno dei Ragazzi di via Panisperna – che non sarebbe affatto scomparso (o morto) il 26 marzo 1938 (Benito Mussolini, ben sapendo del suo genio, intimò invano alla polizia fascista: “Trovatelo”), ma che sarebbe vissuto in incognito in due conventi, prima a Calci e poi  a Serra San Bruno: qui era padre Ambrogio, ma per tutti i frati era l’ingegnere. Majorana sarebbe tuttora vivo negli Usa grazie alla macchina che aveva inventato: creava l’antimateria e tra le sue straordinarie capacità operative c’era pure il ringiovanimento. Ma uno dei dettagli non trascurabili della vicenda è che l’inventore non sapeva far funzionare l’aggeggio: solo l’allievo, che era riuscito a costruirlo – distruggendo peraltro 228 pezzi prima di trovare, nel 1972, la quadratura –, ce l’aveva fatta.  “Per azionarla – spiega Alfredo Ravelli – servivano altre due condizioni: una formula e una parola d’ordine. Solo Rolando le possedeva”.

Strabiliati? Comprensibile. Ma siete solo all’inizio e per semplificare il vostro cammino vi invitiamo a leggere i dettagli della vicenda (sono solo alcuni, la storia è come un “mare magnum”) a questo link: https://www.ilsegretodimajorana.it/.

Si parte con l’autorizzazione di Pelizza, che solo dal 2015 ha svelato l’identità di Majorana quale suo interlocutore, a divulgare la vicenda, prima di tutto per raccontare le vessazioni che ha subìto (fu pedinato, rapito, sedato, messo in galera, denigrato, truffato, catturato dagli americani) e poi per ricordare che la macchina  - parole di nuovo di Ravelli – “ha una valenza positiva, potendo tra l’altro creare energia pulita a costo zero,  ma allo stesso tempo può diventare l’arma perfetta e totale, ben superiore a una bomba atomica”.

In breve: il congegno, di dimensioni contenute e per la cui realizzazione Pelizza investì nel tempo qualcosa come 850 milioni di lire, aveva quattro funzioni base: l’annichilimento controllato della materia (a Piacenza sono stati mostrati un mattone e una mannaia, quest’ultima appartenuta a un ex ministro italiano, con due buchi generati dal fascio irradiato); il rallentamento dello spin atomico per riscaldare la materia; la trasmutazione della materia stessa e infine la sua traslazione. Ma erano in sviluppo altre possibilità: la traslazione in altre dimensioni, addirittura di edifici e città; la retro-cronovisione; il teletrasporto; la creazione di uno scudo protettivo. Ancora Ravelli: “Al Cern oggi producono un nanogrammo di antimateria all’anno; la macchina (della quale ci sono video che la ritraggono all’opera, ndr) in 5 millesimi di secondo, essendo azionata da un semplice dispositivo, creava antimateria a piacimento, sia in quantità sia in qualità. Questo è possibile grazie ai concetti della fisica di Majorana, diversi da quella che conosciamo e che viene seguita”.

E’ così che si può trasformare un pezzo di gomma, o di polistirolo, in oro (ci sono pure documenti filmati in proposito), la sabbia in grano, oppure annichilire un blocco di cemento armato (agli atti pure questo). “Ma quando i militari del Belgio chiesero a mio cugino di distruggere un carro armato, lui preferì annichilire la macchina, sostenendo la tesi dell’inconveniente tecnico, perché aveva capito che lo scopo era un uso cattivo e distorto” afferma Ravelli.


Andrea Bocelli
Andrea Bocelli

Questa storia è poi condita da incontri con personaggi insospettabili – s’è interessato, per dire, perfino Andrea Bocelli –  e con capi di Stato, a partire da George W.

Geroge W. Bush
Geroge W. Bush

Bush che in Vaticano, presente monsignor Tarcisio Bertone

Tarcisio Bertone
Tarcisio Bertone

, avrebbe fatto firmare a Pelizza un accordo di collaborazione con gli Usa, e per finire con Barack Obama, particolarmente colpito – così pare - dalla prospettiva del ringiovanimento.


Certo, pur in presenza di chi si è “convertito” (l’ingegner Carlo Tralamazza, svizzero, informatico e docente universitario: “Ero scettico, oggi invece dico che è una storia tremendamente vera”), la scienza ufficiale o scuote la testa o rimane perplessa: “Stiamo parlando di Babbo Natale”, commentò Maurizio Masi, docente del Politecnico di Milano. Ma non è necessario entrare nel suo mondo per trovare chi ha qualche riserva.


Rino Di Stefano
Rino Di Stefano

Il giornalista genovese Rino Di Stefano, ad esempio, ha vissuto qualcosa di unico. Non conosceva né Pelizza né Ravelli, eppure dal 2009 si è trovato coinvolto nella vicenda, suo malgrado e in modo rocambolesco. “In certi momenti ho perfino temuto per la mia incolumità” dice. Ha scritto un libro (“Il caso Pelizza-Majorana”) e assicura che “qui non ci sono fake news o notizie d’accatto: è una storia vera e vissuta”. Tra l’altro, Pelizza gli donò, quale prova di quello che diceva, una medaglietta che sarebbe derivata da una trasmutazione: “L’ho fatta analizzare: per il 99,86% era oro purissimo, mentre lo 0,14% residuo era composto da ben 15 metalli diversi”. Tuttavia – aggiunge – “manca ancora la spiegazione scientifica sul funzionamento di una macchina che va contro le leggi della termodinamica”.

Nascerà così in Svizzera, su idea sua e di Tralamazza, un centro studi che dovrà rendere scientificamente accettabile quanto appare impossibile. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta? C’è chi ne dubita: “Majorana ci ha insegnato che bisogna avere il coraggio di

Gaetano e Francesco Paolocci
Gaetano e Francesco Paolocci

immaginare altro” commenta Francesco Paolocci, che assieme al fratello Gaetano si occupa di cinema ed effetti speciali. Se è vero che questa storia potrebbe riempire le pagine di un romanzo, è anche indiscutibile che abbia un fascino pure per gli schermi. Difatti Paolocci, che aveva lavorato a “I Ragazzi di via Panisperna”, film del 1988 di Gianni Amelio, ha scritto una sceneggiatura che ora è al vaglio addirittura di Francis Ford Coppola. Si pensa a un film e/o a una serie per Netflix o altre piattaforme.

No, questa storia non finirà nel dimenticatoio facilmente. Non accadrà anche perché ci sono due domande che attendono ancora una risposta: perché e per conto di chi gli avvocati Francesco Astone e Paola Ventresca hanno chiesto al tribunale di Roma di dichiarare la morte presunta di Ettore Majorana? La Gazzetta Ufficiale ne rende conto, tutto risale al 17 gennaio di quest’anno: chi ha notizie del fisico deve farsi vivo entro settembre. Infine perché la Microsoft ha chiamato proprio Majorana-1 un suo nuovo chip?



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